Villa Peretti

Villa Peretti: il fascino di quel “fenille…”

Villa Peretti: il fascino di quel “fenille…”

Polesine, terra di ville dalle splendide architetture che ancora resistono immerse nei suggestivi scenari che la natura offre. Anche Ceneselli può pregiarsi di ospitare nel suo territorio da più di quattro secoli una di queste notevoli strutture, la secentesca villa Peretti. I suoi lineamenti solenni si intravvedono, tra le piante secolari a dimora nel parco antistante, non appena si lascia il centro del paese in direzione Castelmassa.

Chi oggi ammira villa Peretti e i suoi pregi architettonici difficilmente può immaginare che fu costruita più di quattro secoli or sono con funzioni del tutto diverse da quelle residenziali. S’impone a questo punto un salto nel passato per ricostruire, sulla scorta di quanto certificato dalla documentazione consultata, le tappe principali della storia di tale edificio.


Le sue origini

Non vi sono notizie, certe ma tutto lascia supporre che l’immobile sia stato fatto costruire dal Cardinale Peretti, poi papa Sisto V, con funzioni di granaio e di deposito agricolo.

Figlio di un contadino, nato a Grottammare – nella marca di Ancona -, il 13 dicembre 1520, Felice Peretti a dodici anni entrò nell’ordine dei francescani. Fu ordinato sacerdote a Siena nel 1547. Frate ascetico, fu notato da papa Paolo IV che nel 1552 lo nominò membro della sua commissione per le riforma per poi promuoverlo, l’anno dopo, a inquisitore di Venezia. Nel 1556 venne consacrato vescovo, nel 1570 venne fatto cardinale e il 24 aprile 1585 divenne papa con il nome di Sisto V. Il 27 agosto 1590, dopo una serie di attacchi di malaria, concluse la sua esistenza terrena 1.

Secondo la tradizione, quand’era ancora cardinale, Felice Peretti avrebbe dotato i familiari di feudi che comprendevano anche terre del Polesine ed in particolare: Bagnolo, Castelguglielmo, Canda, Salvaterra, Crocetta e Ceneselli.

Le prime notizie certe su villa Peretti risalgono alla fine del Seicento. Ceneselli conta 1769 abitanti; arciprete è don Carlo Novi.
Alla presenza del notaio Bartolomeo Moratti, Pietro Peretti – all’epoca proprietario dell’edificio – dispone a favore della moglie marchesa Violante Bonaccorsi il suo testamento “sigillato con il mio sigillo proprio 2”. Nel documento si legge che “In questo foglio cuccito sta scritto e sottoscritto di mia propria mano il mio ultimo testamento che questo dì 13 maggio 1699 consegno alla presenza dei Padri (frati cappuccini, ndr)”. Nel testamento si parla di numerose proprietà e possedimenti e di una “casa e fenille”, così viene identificata l’attuale villa.

Qualche anno prima, nel 1696, lo stesso Peretti aveva disposto una perizia sulle sue proprietà. In tale documento viene citato quel “fenile con pozzo e albo di Massa per scudi centoottantasette”. Gli atti conservati attestano che la villa non fu mai venduta e venne trasmessa nell’ambito della famiglia Peretti di padre in figlio sino ai nostri giorni.


La villa dall’esterno

L’immobile presenta un’impostazione classicheggiante ed è cinto davanti e sul lato sinistro da mura. Nella zona antistante ma anche in quella retrostante si può ammirare un parco-giardino ricco di vegetazione varia. In esso spiccano una maestosa magnolia messa a dimora nel 1865 e altri alberi secolari. Sul lato sinistro dell’edificio per chi si pone di fronte ad esso sono visibili altri locali pertinenziali e una barchessa costruita all’epoca per il deposito delle carrozze.
Osservando la villa è possibile rendersi conto che l’attuale aspetto è il frutto di due campagne di lavoro. Il volume cinquecentesco è stato infatti integrato ed abbellito dalla realizzazione di una doppia loggia a tre arcate, “frequente nell’edilizia gotica lagunare 3” coronata da una elegante cimasa. Tale modifica risale alla seconda metà del ‘700 e fu voluta da Giulio Peretti. L’intervento ha conferito ulteriore pregio all’edificio accentuandone il carattere residenziale. All’epoca due scale laterali annesse alla loggia conducevano direttamente dall’esterno al piano nobile. In seguito sono state rimosse.


Uno sguardo all’interno

E, finalmente, si entra nella villa.

Nella parte visitata, l’edificio presenta due piani più un granaio di rilevanti dimensioni. Al primo livello si possono ammirare pavimenti in terrazzo alla veneziana, due ampie sale, uno con soffitto piano, l’altra con travi arricchite da affreschi in ottimo stato: si possono notare deliziose grottesche di epoca incerta raffiguranti racemi con uccelli che ornano le travi intonacate.

Grazie ad una scala in marmo di pregevole fattura si accede al piano superiore tutto pavimentato in cotto. Gli occhi del visitatore volgono inevitabilmente all’insù per ammirare gli affreschi che caratterizzano il soffitto.
La ricca decorazione di affreschi, che impreziosisce villa Peretti, trova la sua massima espressione nell’elegante rappresentazione, realizzata verso la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, che occupa l’intero soffitto di una delle stanze da letto, quella riservata agli ospiti. Vi si notano cinque clipei. In quello centrale – il più grande – una deliziosa giovane rappresenta la natura mentre negli altri quattro, posti agli angoli del soffitto, sono raffigurati angioletti inseriti in un contesto di natura e di elementi che richiama le quattro stagioni e il succedersi del tempo. Il tutto è completato da altri elementi decorativi.
Un lavoro impegnativo, in ottimo stato conservazione, delicato nei colori e nei motivi a tal punto che risulta difficile all’osservatore staccare il proprio sguardo da quelle immagini per rivolgerlo altrove. Un’opera impegnativa, si diceva in precedenza, che l’autore -Anselmo Baldissara- ha voluto firmare una volta completata e consegnata alla storia.


Anselmo Baldissara

Non sono molte le notizie sul pittore-decoratore che ha lasciato una raffinata testimonianza del suo talento all’interno di villa Peretti.
Nacque a Sermide (Mantova) il 7 febbraio 1867 da una famiglia di piccoli possidenti ed imbianchini. Uomo riservato, amava la solitudine della riva del Po che raggiungeva di frequente.
Là dove si dilettava a disegnare e copiare con grande abilità immagini sacre, figure. La perfezione raggiunta, però, non lo soddisfaceva. Baldissara avvertiva che gli mancava ancora qualcosa per raggiungere l’arte. Il 12 ottobre 1884 “Salmin”, così era chiamato dalla gente del luogo, si iscrisse all’Accademia di Brera in Milano, dal 1882 diretta dal maestro Luigi Cavenaghi del quale divenne allievo prediletto. Si licenziò con lusinghieri risultati.
Nel 1888 fu aiutante del suo Cavenaghi nella decorazione della Collegiata di S. Maria Assunta a Gallarate. Si sposò a Sermide nel 1891 con Ildegarda Bazzoli. Cercò la fortuna, al pari di tanti altri, raggiungendo l’America del Sud. Ai primi del ‘900 tornò in patria stabilendosi nella natia Sermide. Si affermò nelle decorazione sia di ville che di molte chiese del Mantovano e del Rodigino 4. Sono almeno venti le chiese che conservano al loro interno scene sacre realizzate dal Baldissara.
“Salmin” raggiunse l’età di ottantasei anni nella sua Sermide, dove si spense il 10 giugno 1953. Non rinunciò mai alla sua umiltà come a lasciar condurre dalla fede il suo felice pennello.
Anch’egli aggiunse il suo tocco artistico a villa Peretti, dimora carica di storia vissuta, e contribuì ad aumentare il fascino che il visitatore porta con sé uscendo da essa.

Gabriele Antonioli


1 J.N.D. KELLY, Vite dei papi, Casale Monferrato 1989.
2 Archivio storico famiglia Zambelli-Peretti.
3 G. BELTRAMI, A. PADOAN, a cura di, Andrea Palladio – Atlante delle architetture, 2000.
4 I. MANTOVANI, Note biografiche in Anselmo Baldissara (1867-1953): i disegni, Sermide (Mn) 1992

Pagina aggiornata il 08/09/2023

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